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Un film di Laurent Cantet, Benicio Del Toro, Julio Medem, Josh Hutcherson, Daniel Brühl, Emir Kusturica, Ana de Armas, Elia Suleiman.
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Titolo originale 7 Días En la Habana.
Drammatico,
durata 100 min.
- Francia, Spagna 2012
All'Avana, battuta dal vento e dal mare dei Caraibi, si muovono i
personaggi di sette storie che non si incontreranno mai. Quella di Teddy
Atkins, turista americano iscritto alla scuola di cinema che finirà per
andare a scuola di vita sul taxi di Angelito. Quella di Emir Kusturica,
ebbro di vino e di vita, capitato a l'Avana per ritirare un premio alla
carriera e perduto dietro una jam session. Quella di Cecilia, cantante
cubana dalla voce suadente che innamora un impresario madrileno e sogna
un contratto all'estero. Quella di Elia Suleiman, regista palestinese,
che non parla spagnolo ma guarda la realtà dell'Avana, attendendo un
appuntamento all'ambasciata di Palestina. Quella di un'adolescente
omosessuale mortificata e ‘ravveduta' da un esorcismo. Quella ancora di
Mirta Gutierrez, psicologa che impasta torte e monta uova per sbarcare
il lunario. Quella infine di Martha, che vede la Madonna e assolda un
intero condominio per costruirle una fontana e celebrarla dentro una
domenica cubana.
L'Avana e il suo malecon, un lungomare di dodici chilometri che affronta l'oceano, osservato da case fatiscenti e percorso da vecchie auto colorate. Auto incerte e hotel esagerati e lussuosi lasciati in eredità dagli americani negli anni Cinquanta. La capitale di un'isola a confine tra universi di civiltà distinte, come quella ispanica e quella anglosassone. Un'identità ibrida che dietro al volto decadente mostra bagliori di speranza, diventando il set di un'opera collettiva diretta da Benicio Del Toro, Pablo Trapero, Julio Medem, Elia Suleiman, Gaspar Noé, Juan Carlos Tabío e Laurent Cantet. Sette giorni per sette autori per sette episodi che si confrontano con Cuba, lo stereotipo e il mito. Due argentini, un portoricano, un cubano, un palestinese, un francese e uno spagnolo scendono per le strade disfatte dell'Avana incontrando personaggi-tipo che rappresentano molto spesso un'idea stereotipata di Cuba: quella del sesso, delle spiagge, delle mulatte, del rum, della bellezza. Se l'episodio dei più è facile e facilmente dimenticabile, più riuscito quello di Del Toro e Trapero, stucchevole quello di Medem e mancato quello Tabío, di indubbio interesse sono i ‘brani' di Suleiman, Noé e Cantet, che escono dai cliché e tentano il ribaltamento, battendo strade suggestive e marginali. Se Suleiman si mette addirittura in scena, osservando immobile e silente una città difficile e complessa, contraddittoria e adescatrice, che ti abbaglia per non farti capire di più, per non farti trovare più, Noé rivolge lo sguardo alla Cuba arcaica dentro l'episodio più essenziale e rigoroso intorno a un rituale. Una cerimonia barbara e primitiva che strappa i ‘veli sublimatori' delle religioni per restituirci il carattere genuino e violento di un esorcismo ai danni di un'adolescente colpevole soltanto di amare. E il Ritual del regista spagnolo dialoga bene con La fuente di Cantet, addentrandosi nell'intricata quanto esuberante selva del sincretismo religioso e culturale cubano. Tra donne e Madonne, Noé e Cantet intuiscono e restituiscono un culto magico-religioso che sposa riti pagani a tradizione cattolica, bestialità a comunanza, centrando il cuore dell'Avana e la sua malinconia quieta. Le tre stelle sono per loro e il loro spaiato atto d'amore a Cuba. Un atto d'amore per un Paese e un sogno che si sta perdendo dietro le parole recidive e il corpo vuoto di Fidel Castro, rimandato penosamente dalle televisioni di un albergo in cui non si trova l'uscita. |
SALA NERO-ARANCIO
incontri al CINEMA NELLE VACANZE
dell'Associazione Culturale Quintiliano
incontri al CINEMA NELLE VACANZE
dell'Associazione Culturale Quintiliano
martedì 19 giugno 2012
Giovedì 21.06.12 ore 20.20 circa
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